Interpretare i dati di efficacia di un farmaco

Non siamo tutti esperti nel leggere e interpretare i dati di una pubblicazione scientifica che illustra i risultati di efficacia di un farmaco che viene, dopo la fase sperimentale, immesso in commercio. Frasi come “efficacia assoluta” o “efficacia relativa” possono risultare termini oscuri che invece è importante chiarire.

Tab. 2 tratta da Circolare Ministero della Salute n. 0001362-14/01/2021-DGPRE-DGPRE-P

Quando ci si presenta una tabella con i risultati sperimentali di un farmaco che è stato testato, possiamo leggervi che ha avuto una efficacia del 95%, e fermarci qui. Questo, a livello emotivo, ha un grande impatto, perché ci fa intuire che il farmaco è straordinariamente e indiscutibilmente efficace.

Cosa si intende per efficacia di un farmaco

Per “efficacia” s’intende il risultato che si ottiene quando l’unica variabile tra un gruppo e l’altro che assume una sostanza, è l’assunzione stessa di quella sostanza. Significa che l’unica differenza tra un gruppo sperimentale e l’altro (normalmente scelti con una certa coerenza, ad es. portatori della stessa patologia) è che un gruppo ha assunto quella sostanza e l’altro no.

In un test farmacologico è sempre presente il braccio di sperimentatori che utilizza il placebo, cioè a una parte degli sperimentatori viene somministrato il farmaco effettivo (definito verum) e a un’altra parte viene somministrato placebo (cioè una sostanza inerte); entrambi i bracci sono inconsapevoli di quale dei due stanno assumendo (somministrazione in cieco).

Interpretare la tabella dei risultati

In tal caso, la tabella ci riferirà anche i risultati ottenuti dal gruppo/braccio che ha assunto solo il placebo (cioè niente di farmacologicamente attivo). Può accadere che, se il farmaco ha dimostrato un’efficacia del 95% e il placebo un’efficacia del 94%, è come dire che quel farmaco sperimentato non è affatto efficace, perché anche non assumere NIENTE è stato ugualmente efficace.

Rischio Assoluto e Rischio Relativo

Questi due dati fanno riferimento ai concetti di rischio assoluto (RRA) e rischio relativo (RRR) di riduzione della patologia. In pratica, nell’esempio sopra riportato, la Riduzione del Rischio Assoluto di contrarre la malattia è del 95%, mentre la Riduzione del Rischio Relativo di contrarre la malattia è del solo 1% (95 meno 94) nel nostro esempio.

L’esempio che abbiamo riportato è esattamente ciò che è avvenuto nel caso dei pro-farmaci sperimentali definiti vaccini anti-Sars-Cov-2. Infatti, in epoca recente (2023) sia AIFA che EMA (le Agenzie del Farmaco italiana ed europea) si sono affrettate a comunicare di non avere MAI affermato che il suddetto vaccino bloccasse la diffusione della malattia Covid-19. Di fatto, i cosiddetti end point (cioè gli obiettivi della sperimentazione) non includevano la trasmissione da un soggetto all’altro o la contagiosità dei soggetti vaccinati.

Di tutto questo ci aveva parlato molto chiaramente il Dottor Dario Aiello, Chimico Farmaceutico, in un video che puoi rivedere.

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Renata Calieri
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