Pfizer e l’efficacia del vaccino
In questa intervista il dott. Dario Aiello, chimico farmaceutico di Consensus Ars Medica, analizza la scheda tecnica del cosiddetto vaccino Pfizer. In particolare viene spiegata la tabella n°2 della scheda tecnica relativa all’efficacia nel prevenire la malattia covid-19. Proprio questi dati, oggetto dell’analisi, hanno permesso alla casa farmaceutica di ottenere l’entrata in commercio abbreviata e condizionata (dalle future valutazioni di fine sperimentazione).
In scheda tecnica quindi il produttore informa, in modo implicito, che la differenza di efficacia tra chi si vaccina e chi non si vaccina, cioè di chi assume il placebo, è dello 0.8%.
Rischio assoluto
Grazie a Dario Aiello viene chiarito ogni passaggio della tabella che porta alla conclusione di una riduzione del rischio di contrarre la malattia tra i vaccinati del 95% e di chi ha ricevuto il placebo (o controllo) del 94,20%.
Rischio relativo
Ma perché questa informazione non è stata adeguatamente divulgata?
Perché la tabella, e le relative considerazioni, sono poste in modo da sovrapporre indebitamente la protezione relativa con quella assoluta, non chiarendo il confronto tra i due bracci dello studio cioè il rischio relativo. In sostanza si è fatto passare che il vaccino avesse una efficacia del 95% rispetto al placebo, omettendo che, invece, la protezione naturale, di chi non si vaccina, è davvero molto simile.
Nell’intervista viene nominato l’importante studio fatto dal dott. Olliaro che ha analizzato i dati a monte, prima che venissero elaborati statisticamente come li vediamo noi in scheda tecnica, e che arriva a conclusioni simili, cioè di circa l’1% di differenza.
Inoltre Olliaro chiarisce anche i concetti di “Rischio Assoluto e Rischio Relativo” che sono concetti che non possono non dipendere dall’esposizione al virus stesso.
Infatti in ambo i gruppi della sperimentazione, vaccino e placebo, non vi è stata poi una reale esposizione fisica al virus. Ma i soggetti sono stati semplicemente tenuti nelle condizioni medesime sociali e comunitarie di appartenenza, questo non permette di creare una valutazione assoluta sulla protezione di un vaccinato tenuto in una stanza ove ci sono ad esempio dei soli ammalati, ovvero una esposizione totale, che rispecchierebbe un sanitario in un reparto Covid.
Ne consegue che, per ragioni che possono abbracciare motivazioni etico/morali di sperimentazione nei paesi che le rispettano, non sono stati “infettati” di proposito i vaccinati per saggiare la reale efficacia del vaccino nel proteggere dallo sviluppo della malattia.
Ricordiamo che questi prodotti genici non sono stati studiati e non hanno attività confermata nel ridurre il contagio dal virus Sars Cov 2 ma solo di contenere alcune manifestazioni della malattia Covid-19.
Ci preme quindi considerare che a fronte di una efficacia dichiarata ininfluente, la sicurezza rimane ampiamente ancora da valutare.
Per approfondire l’argomento, rimandiamo al nostro documento tecnico-scientifico sui vaccini covid-19 che potete scaricare qui.